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venerdì 8 maggio 2009

Da un racconto anni 50,di circa 20 pagine, ho estrapolato l’inizio e la fine. L’autore? un mio parente.
Madonnina senza fiori e senza lumi.


Sull'estremo lembo di quella vecchia muraglia, che, tutta archi e scalette, dal distrutto « Ponte della Sassaia » conduce dritta alla punta del « Molo Mediceo », a una piccola Madonna di pietra.
Chi la volle costì ? La fede di chi vive sul mare.
Chi la scolpì? Un fiorentino, autore di soavi Madonne, di cui si ignora il nome.
E quando la si volle su quel rudere,regina del porto?
Annerita dal tempo, risponde il tempo. Essa è là da secoli: è da secoli che Essa volge le amorose pupille al navigante, che va e viene.
La conosce il vecchio pescatore, dal volto incrostato di salsedine, dagli occhi macchiati di sangue, dalle mani nodose, che, al sorgere del sole, ormeggiato il trabaccolo*, si siede sotto di Lei a rammagliar le reti, masticando tabacco.
La conosce lo scugnizzo, seminudo e color di rame,che, sotto lo sguardo di Lei, rattoppa le vele, sciacqua le corbe*, asciuga la sentina* con la sassola* e il bugliolo* e prepara, in ginocchio, la zuppa dinanzi al fornello, che crepita e fuma.
La conoscono i piloti e i risicatori* dalla muscolatura di acciaio, che, dai suoi piedi, si partono fidenti, di giorno e di notte, per indicare ai naviganti incerti l'entrata e per salvare chi, in balia delle onde, sta per morire.
La conobbero, in un tempo ormai lontano, i marinai delle galee Medicee,che, sulla sottostante banchina, prepararono le loro imprese gloriose e la invocarono, prima del cimento: Stella del Mare.
L’hanno conosciuta sulla stessa banchina, nelle recenti due guerre, gli intrepidi marinai dei sommergibili nostri, che, votati alla morte, inabissandosi per la grandezza d'Italia, la invocarono: Stella del Mare.
Luogo più bello per il suo trono non vi è: da questo Essa vede ed abbraccia l’intero suo regno.
A sinistra della banchina opposta, ardita, si slancia al cielo l'antica torre della Contessa Matilde e, adagiata nell'acqua, meraviglia dell'arte navale, rosseggia la vecchia Fortezza dei Medici, e, dietro, superbo scenario, le Apuane, or splendenti nella gloria del sole, or nel candore delle nevi: a destra si stende, operosa e gioiosa, Livorno, del Tirreno fulgidissima perla.
Da ogni lato è l'immensa distesa dell'acqua, che si fa di smeraldo all'aurora, di argento al meriggio, di oro al tramonto e attorno a questa biancheggiano le ampie banchine, risplendono, allineate le gru, si levano massicce, austere, eleganti, le mura vetuste.
E su questa distesa di mare e di terra si agita un piccolo mondo: il vecchio porto di Livorno.
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Imperversi il temporale o risplenda la luna rossa Essa regina del porto, veglia sul suo trono di pietra anco la notte: veglia sulla rotta delle creature che ha fuori.
Non le importano, dinanzi al suo trono, i fiori e i lumi.
Le bastano l’umile preghiera del vecchio pescatore e il segno di croce dell’ innocente scugnizzo per far ricadere su chi la conosce e chi la ignora,su chi crede e chi non crede la sua materna benedizione.
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Oggo l'edificio su cui è inserita l'immagine è stato restaurato.




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Legenda
Trabaccolo: piccolo bastimento da carico.
Corbe: grandi ceste di vimini intrecciati o di stecche di legno.
Sentina:Parte interna più bassa e concava di una nave, dove si raccolgono le acque e altri liquidi di scolo.
Sassola: Grande cucchiaio di legno per cavare acqua dal fondo delle imbarcazioni.
Bugliolo: Secchio di legno o tela, con manico di corda, usato dai marinai per attingere acqua dal mare e lavare i ponti.
Piloti: nel porto di Livorno è obbligatorio che un pilota esperto salga a bordo delle navi che manovrano per entrare od uscire.
Risicatori: nome degli uomini che a bordo dei gozzi andavano all’abbordaggio delle navi, in rada, per acquisire il diritto a scaricarle.