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sabato 28 febbraio 2009

Battaglia di Capo Teulada

                     Inno del S.Marco                                  Silenzio fuori ordinanza






                          Non ho la pretesa storica di ricostruire la battaglia, ma semplicemente di mostrare delle fotografia dell’epoca, la maggior parte scattate dalla nave Trieste su cui era imbarcato mio padre.     Pertanto solo pochi cenni sullo svolgimento dei fatti, sulla storia della nave e sulle sue caratteristiche di armamento.


              L’incrociatore  Trieste faceva parte della classe Trento della Regia Marina. 


 


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              Nell’agosto 1933 insieme agli incrociatori Trento e Bolzano formò la III Divisione Navale.


             Durante la seconda guerra mondiale prese parte a molte delle principali azioni navali, come la battaglia di Punta Stilo del (9 luglio 1940), primo scontro tra la Regia Marina e la Royal Navy, la battaglia di Capo Teulada (27 novembre 1940), successiva alla notte di Taranto dell’11 - 12 novembre 1940 in cui la gemella Trento venne seriamente danneggiata e la battaglia di Capo Matapan (27 - 28 marzo 1941). 


Cenni sulla battaglia di Capo Teulada.


Le navi da guerra britanniche avevano cinque cannoni da 381mm in più degli italiani che, d’altra parte, potevano contare sui 320mm della Cesare. Agli incrociatori italiani, la maggior parte di essi erano considerati pesanti, gli inglesi contrapponevano principalmente incrociatori leggeri (uno era pesante), ma potevano contare sugli aerei dell’Ark Royal.(portaerei) 


         L’unico fattore che avrebbe potuto rompere l’equilibrio  tra le due flotte sarebbe stata la Regia Aeronautica, ma essa non partecipò.


    Gli italiani avevano un vantaggio balistico; i loro cannoni potevano essere usati ad una distanza di 30,000 metri mentre i britannici erano limitati a 24-26,000 metri. Il peso dei proietti italiani da 381mmm era 880 Kg simile agli 800 Kg usati dagli inglesi.


     Va notato che, come più tardi descritto dall’Ammiraglio Iachino,  gli incrociatori britannici non concentrarono il fuoco su un solo obiettivo (azione combinata). A detta di Sommerville, questo problema fu causato dalla mancanza di addestramento tra le varie unità.  


     Gli inglesi avevano l’incredibile vantaggio dell’Ark Royal. Conoscendo il risultato dello scontro vengono molti dubbi circa il vero valore di questo fattore che, al momento dell’azione, era comunque enorme


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 (La bandiera di combattimento viene portata in plancia) 


La scacchiera era pronta e Campioni prese una decisione critica; non impegnarsi. Prima di lasciare Napoli, l’ammiraglio aveva ricevuto ordini precisi: era autorizzato a dar battaglia solamente se le condizioni fossero state particolarmente favorevoli. Le corazzate assegnate al suo gruppo da battaglia erano le uniche disponibili per servizio; il rischio era troppo alto. Alle 12.07 Campioni ordinò agli incrociatori di cambiare rotta e convergere verso le corazzate. L’ordine era troppo tardivo per l’Amm. Iachino che stava già manovrando per impegnare il nemico. Durante questa fase, mentre il comandante britannico in mare era libero di organizzare le sue proprie forze, Campioni febbrilmente comunicava  via radio con Roma richiedendo istruzioni. La differenza organizzativa tra le due marine militari era più che evidente. 


 


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 Questo scambio di comunicazioni diventò terreno fertile per varie interpretazioni. Alcuni storici, fra loro il rispettassimo Amm. Fioravanzo, citarono le comunicazioni come prova dell’intenzione di Supermarina di impegnare il nemico Invece,  Francesco Mattesini scrive: mentre Roma pensò che Campioni stava tentando di evitare combattimento, Iachino già stava scambiando bordate


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 Alle 12.22, l’Amm. Matteucci a bordo dell’incrociatore Fiume aprì fuoco contro la flotta nemica. Subito dopo, tutti gli incrociatori della IIa  Squadra  aprirono il fuoco rapido usando proietti esplosivi. Secondo i resoconti italiani, il fuoco fu aperto  approssimativamente a 23.500 metri; poi la distanza tra le due formazioni diminuì a 22.000 e, più tardi, a 14.000. 


Il Pola ed il Fiume concentrarono il fuoco principalmente all’incrociatore pesante Berwick. Questi, il Manchester, lo Sheffield ed il Newcastle concentrarono il fuoco sugli incrociatori della III Divisione, mentre il Southampton concentrò sulla I divisione. Alle 12.24, la Renown entrò nel vivo della battaglia aprendo il fuoco contro il Trento ad una distanza di approssimativamente 23,800 metri; sei salve sommersero completamente l’incrociatore italiano che, illeso, fece fumo e comincio una manovra evasiva. Va notato che a causa di errori di comunicazione il Trento e non il capodivisione Trieste stava conducendo la formazione, la velocità era di 25 nodi e parte della scorta era in ritardo a causa di una avaria temporanea a bordo del cacciatorpediniere Lanciere. 


La Ramillies aprì fuoco alle 12.26, ma subito dopo era fuori portata. La Renown era l’unica corazzata rimasta  e concentrò il fuoco soprattutto sul Bolzano. Alle 12:30 Iachino ricevette ordini di non impegnare! L’ammiraglio ordinò l’aumento della velocità a 30 nodi mentre le corazzate italiane si avvicinavano sempre di più. Questi cinque minuti erano i più pericolosi per le forze italiane; le salve britanniche stavano diventando sempre più pericolosamente vicine e la manovra evasiva aveva lasciato gli incrociatori allo scoperto. Ancora una volta, la differenza tra le artiglierie italiane e britannica fu molto evidente: la telemetria italiana era superiore ma le salve disperse, mentre le salve britanniche erano raggruppate, ma spesso lunghe o corte.


Durante questa fase, il Lanciere fu colpito varie volte. La nave fu letteralmente devastata da molti colpi a segno, ma fu in grado di riaccendere una caldaia e continuare a muoversi; più tardi un’altra unità la portò a rimorchio fino alla base. Gli altri cacciatorpediniere lanciarono una cortina fumogena che costrinse la nave all’attacco (il Manchester), a cambiare obiettivo ripuntando i suoi cannoni sulle Zara.


 


La situazione era critica; Iachino stava impegnando il nemico, ma presto i cannoni della Renown avrebbero potuto rapidamente rompere l’equilibrio. Fortunatamente, intorno alle 13.00 la Vittorio Veneto era entrata nel raggio di portata. La corazzata sparò 19 colpi in sette salve. Appena gli incrociatori britannici (18 Div) comprese che i 381 mm della Veneto era entrati in azione, si allontanarono rapidamente cerando la protezione della Renown. A questo punto Sommerville e Campioni decisero entrambi di rompere il contatto, Campioni in virtù  della sua rotta divergente, mentre Sommerville cambiò rotta.  


In tutto,  la battaglia era durata 54 minuti; l’incrociatore della 2 Sq. avevano sparato 666 colpi, il Pola 118, il Gorizia 123, il Fiume 218, il Trieste 96, il Bolzano 26, il Trento 92. Per la maggior parte dello scontro le unità italiane erano state in minoranza tattica e numerica


Alle 12:22 l’incrociatore pesante Berwick fu colpito da un proietto da 203mm sparato dagli incrociatori italiani. La torretta Y (poppiera superiore) fu colpita, sette uomini uccisi e l’arma distrutta. Il comandante, C.V. Guy il Warren di L., continuò il combattimento indisturbato. Alle 12.35, il Berwick ricevette, un altro colpo, questa volta nel quadrato ufficiali, ma non ci furono vittime. I due colpi non diminuirono l’efficienza bellica e lo spirito combattivo del Berwick.


(le foto sono di proprietà dell'autore, la descrizione della battaglia dal sito   http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm)


 


Caratteristiche


Classe Trento cantiere Stabilimento Tecnico Triestino.


Varato 24/10/1926 entrato in servizio 03/04/29


Tipo incrociatore pesante  dislocamento 13.145 tons.


Lunghezza 196,6 mt.  Larghezza 20,6 mt.Potenza 150.000 CV velocità massima 35 nodi  (63 km/h)


Equipaggio 723 uomini  Artiglieria: cannoni  4 torri binate da 203/50,  8 torri binate da 100/47,  20 mitragliatrici,  8 tubo lancio siluri Corrazzatura da 50 a 100 mm. 1 catapulta e 3 idrovolanti


              L’incrociatore Trieste affondò dopo essere stato colpito nel corso di un bombardamento aereo americano sull’isola della Maddalena il 10 aprile 1943, insieme all’incrociatore Gorizia che, pur colpito, subì però solo gravi danneggiamenti.

2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Mio nonno era imbarcato sul "Lanciere" come motorista... chissà se fu lui a riavviare la caldaia del cacciatorpediniere guadagnandosi la medaglia d'argento?
Massimiliano Bocci

10 giugno 2010 alle ore 13:08  
Anonymous Marcello ha detto...

Caro
Massimiliano
purtroppo mio padre è morto da molti decenni e non posso più avere informazioni di prima mano.
Ho fatto questo post in suo ricordo, le foto sono originali dell'epoca.
Ciao

10 giugno 2010 alle ore 19:13  

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